Quelli che… (versione
2002)
Quelli
che… si separano ma non divorziano
Quelli che… fanno la pace ma solo nei video giochi
Quelli che… le dimissioni virtuali
Quelli che… i canditi sono finiti?
Quelli che… un’invasione di campo? non siamo mica la Fortitudo noi
Quelli che… quando perde la Fortitudo dicono che in fondo è una partita
di basket e poi vanno a casa e picchiano i bambini (intesi come figli)
Quelli che… ci prendono da 3
Quelli che… ci prendono per il culo
Quelli che… quando perde la Fortitudo dicono che in fondo è una partita
di basket e poi vanno a casa e picchiano i vicini (intesi come virtussini)
Quelli che… Gino non è tutelato
Quelli che… ci risulta che il Grande Slam l’hanno vinto loro, quelli
del Maccabi no?
Quelli che… il Novo Mesto è uno di noi
Quelli che… dite la verità che vi è scappato un sorrisino quando il
Salone dell’Auto di Torino è saltato (Quelli che… Cazzola un pochino
ci manca)
Quelli che… Milic è un grande campione e Milo è ancora un piccolo
campione (ma è mio figlio)
Quelli che… non fanno la Pasqua a Barcellona perché a Natale hanno
vinto i buoni
Quelli che… non sopportavano il Menego (inteso come padre)
Quelli che… finalmente si stanno innamorando del Menego (inteso come
figlio)
Quelli che… anche quest’anno lo sponsor è con noi, ladies & gentleman
Andrea Minarini
Quelli che… no Martini no Basket time ma te lo ritrovi anche a Superbasket
Quelli che… Radio Bruno porta sfiga (sempre che riusciate a sentirla,
Radio Bruno non la sfiga)
Quelli che… Nuova Rete si vede da Dio, se ci credete
Quelli che… chi è che ha preso le misure a Goldwire per la divisa?
Quelli che… Galanda da 3 prima o poi ritornerà (noi ci crediamo)
Quelli che… Enver è il Re dei Balcani
Quelli che… prima di tornare a Roma ci pensiamo due volte
Quelle che… che Basile se lo sposerebbero subito
Quelli che… che io, Emilio e Roggiani abbiamo qualcosa in comune
Quelli che… mi divertivo di più ai tempi dell’A2
Quelli che… mi divertivo di più ai tempi del Barone
Quelli che… sarò masochista ma io mi diverto a tifare Fortitudo: ieri,
oggi, domani,sempre
Quelli che… com’è che Santi quest’anno è così buono?
Quelli che… non ce ne voglia Pantagruele ma Pungio a tavola è tutta
un’altra cosa
Quelli che… non ce ne voglia Forino ma il Lungo era tutta un’altra
cosa
Quelli che… fanno tirare i rigori al “jardinero” e i liberi alla Skipper
Quelli che… Giorgio ha vinto lo scudetto e Gazzoni no
Quelli che… che se andiamo in finale a Casalecchio organizziamo un
pullman e andiamo a dormire da Pedretti passando per San Luca (se
no che gusto c’è ad andare in trasferta?)
Quelli che… per il nostro parroco preferito: 1 minuto di raccoglimento,
comunque!
La favola
della piccola grande Aquila
Io, sono un tifoso Fortitudo. Non so dirvi esattamente da quanto
tempo, ma penso da sempre, perché mi ricordo che, quando ero bambino,
giocavo con i soldatini e prendevo gli indiani.
Ed è proprio per questo che stasera vi voglio raccontare una favola
che ho sentito una volta e che ancora adesso racconto ai miei figli
alla sera prima di addormentarsi.
E’ una storia che parla di una giovane aquila e di una tribù indomabile,
qualcosa di simile la raccontano quelli che a Los Angeles tifano Clippers
e a Madrid Rayo Vallecano….
"Tanto tempo fa, quando il mondo era pieno di colore e solo le foto
erano in bianco-nero, una tribù di guerrieri decise di partire per
un lungo cammino perché avevano sentito dire che, alla fine della
prateria, là dove il sole andava a morire, alcuni visi pallidi si
sfidavano in una lotta selvaggia le cui armi erano un pallone e due
cerchi di ferro.
Camminarono a lungo, avvolti nei loro variopinti vestiti nei quali
il bianco e il bleu dominavano, accompagnati da una piccola aquila
che volteggiava nel cielo.
Giunti sul luogo dove infuriava la battaglia capirono subito che qualcosa
non andava perché, più si impegnavano, più si avvicinavano al totem
tricolore sul quale salivano i vincitori, più succedeva qualcosa di
strano (cioè li massacravano senza pietà).
Tanti sono gli episodi che potremmo raccontare ma gli uomini della
tribù dell’Aquila, abituati a soffrire e lottare, fecero in modo che
la notte dei tempi cancellasse una infinita serie di delusioni cocenti,
finali e semifinali regalate, di sconfitte maturate alla fine, di
pianti e catastrofi collettive, di suicidi sportivi e di ferie prese
per nascondersi, di tragedie insomma, ma tutte vissute con grande
dignità e il cuore inzuppato di lacrime.
E fu così che svanì presto anche il ricordo di quelle poche volte
nelle quali l’Aquila riuscì a ruggire come un Leone. Quanto lontano
era quel giorno, quanto piccola sembrò quell’avventura, quanto triste
era adesso la tribù ora che il giorno della vittoria era solo un rimpianto.
Ma venne un giorno che la piccola Aquila chiamo a sé la tribù e urlò:
<<Popolo biancoblù, guerrieri di Piazza Azzarita, quante volte abbiamo
seppellito il nostro cuore a Wounded Knee, per dirla con una metafora:
ma noi lo dobbiamo sempre prendere nel culo?
Quante volte Collo Storto, Picchio ti picchio, Manu nel bene Gino
nel male, Coca cola Griffith, Quelli che hanno tradito la causa, Canguro
bagigio ci regaleranno sei mesi di presa per il culo nel bar, a lavorare,
per strada, dal macellaio ecc. ecc.?
E la bomba di Niccolai, Valderrama che sembra miracolato a Cantù,
Booker cl’um pér Michael Jordan, San Nicola che la mette da tre tirando
a Bari e facendo canestro a Treviso li vogliamo vedere come in un
replay o li abbiamo già sopportati abbastanza?
Messina che piange, noi che ridiamo per non piangere, anche perché
le lacrime sono finite da un pezzo.
San Matteo che salta lo aspettavamo da tempo ma quante volte ci siamo
saltati da soli sui marroni: oh, ve lo dico subito, l’hara-kiri di
un giapponese al confronto è roba da asilo nido.
Per andare al mare possiamo tornare a passare da Forlì o ci accontentiamo
di qualche giorno di vacanza a Bormio, Cavalese, insomma in quei posti
dove quello che si vince sono le coppe di gelato in estate?
E’ ora di farla finita, è ora che qualcuno si decida a dissotterrare
l’ascia di guerra.
E allora, popolo biancoblù, tribù indomabile, io vi ho qui riunito
per eleggere il nostro Grande Capo colui che le guerre non le ha quasi
mai perse (anche se a volte le ha vinte dalla parte sbagliata), uno
che ci riporterà a Little Big Horn, uno che innalzerà il nostro tomahawk
e giurerà qui, davanti a tutti voi che…
CHI NON SALTA VIRTUSSINO E’! A TE, GRANDE CAPO ZORAN L’ONORE DI DISSOTTERRARE
LA NOSTRA ASCIA DI GUERRA"
L'uovo di Pasqua
Stiamo
invecchiando. Il Dottore (che non è Zunarelli e neanche Quadrelli)
ci ha fatto fare gli esami e i risultati sono stati poco incoraggianti.
Polistirolo ai livelli di guardia, tricicli senza una ruota, giramento
di prostata e così via.
Stress da Fortitudo l’hanno chiamato. La prognosi è semplice: dobbiamo
stare calmi e tranquilli.
Ecco perché, per non farci venire il sangue amaro e i consueti travasi
di bile avevamo invitato i cugini a questa festa: per dimostrare,
una volta per tutte, a una stampa faziosa e filo-bianconera, che noi
siamo sportivi e tifiamo solo per le squadre di Bologna.
I cugini però, sorpresi, stupiti, non certamente impauriti, non sono
riusciti a disdire gli impegni ed essere qui in mezzo a noi.
Ma il club dei 100 (che adesso tra infarti e qualche tiro di iazza
antisportiva e intenzionale sicuramente non nostra è sceso a 92) e
soprattutto le Gnocche Bianconere e i ragazzi dei Forever Boys (ancora
impegnati a srotolare lo striscione per Savic e fare le barricate
per difendere il loro parroco) hanno pensato di mandarci un regalo.
Ci esce dal cuore un sentito “Grazie Ragazzi” e soprattutto invitiamo
il condominio di Krani, il nostro amico Gregor (il n.1 d’Europa, l’Airone
biancobleu, l’amicone di Enver) e il suo vicino di casa Marko AIR
Milic a scoprire la sorpresa di questo bellissimo cadeau...
Il taglio della torta
E
adesso il momento atteso da tutti i nostri ragazzi che salgono sul
palco per ricevere il nostro ricordo.
Qualcuno sottoscrive proclami per dare la sveglia agli italiani: intellettuali,
artisti, cantanti, pretini hanno fondato il club delle 6.30.
Noi non potevamo essere da meno e, per dare la carica giusta nel momento
giusto, abbiamo pensato che solo un uomo di provata Fede (con la F
maiuscola) poteva avere il privilegio di iniziare questa cerimonia.
E siccome l’abito non fa il monaco non potevamo non chiamare un vero
religioso.
Tuttavia visto che qualcuno aveva scomunicato il pretino abbiamo rischiato
di rimanere senza materia prima, un po’ come se togliete Berlusconi
o D’Alema a Beppe Grillo o a Benigni. Ma lui è tornato, acclamato
a viva voce, sostenuto da un manipolo di facinorosi violenti picchiatori
che hanno invaso il PalaMalaguti e anche dal nostro coach Matteo Boniciolli
che lo ha giustamente difeso (altrimenti con chi litighiamo al prossimo
derby?).
E così, questa sera, abbiamo anche il nostro uomo di Fede, non è proprio
un prete, è un po’ particolare, non abita di fronte a Reggio Calabria
ma è di Casalecchio ed è uno dei fondatori del club. A lui e al nostro
coach l’onore e l’onore di fare a fette, come ogni anno alla nostra
cena, la torta e la Virtus.