Da non crederci …
Forse dobbiamo il
nostro scetticismo ad anni di delusioni cocenti, ma nonostante certi
segnali provenienti da Gara1 potevano ritenersi premonitori, noi non
avremmo mai creduto di vedere Smodis in lunetta, a Villorba, a 4
minuti dal termine, per l’eventuale +22 e probabilmente nemmeno lui
stesso, tanto che da
quei due liberi sbagliati si è aperta una fase di garbage time senza
arte ne parte, buona solo per festeggiare l’ennesima tripla di
Vujanic a suggello di una prestazione enorme e per mantenere lo
scarto in un intervallo esagerato
Adesso
si apre il momento più delicato, la logica sta con chi vede Treviso
groggy e pronta alla resa incondizionata, la pratica, o meglio la
nostra memoria storica, ci ricorda invece che sono proprio questi
momenti di illusoria felicità a creare grattacapi, una loro gestione
troppo superficiale potrebbe essere deleteria al massimo, sabato
sera si deve entrare in campo per ucciderli, sportivamente parlando,
senza remore, cattivi come mai prima, è il nostro dovere,
praticamente un obbligo
Lo svolgimento di
Gara2 è
stato del tutto differente, ma con alcune costanti decisive, la
grande difesa su di un Edney lontano parente del dominatore
incontrastato degli ultimi due scudetti e la grande coscienza dei
propri mezzi di ognuno dei nostri ragazzi, immortalata nei
due slalom di fine quarto di Basile, due canestri trovati in un
amen, a piegare in modo irrecuperabile Treviso
Stavolta l’uomo
delle partita è Vujanic, ormai conclamato enigma irrisolto dei
campioni in carica, bordate nel primo quarto, quello del primo
allungo e bordate ad inizio ultimo quarto per squarciare
definitivamente la partita, fino al canestro della sicurezza nel
momento in cui l’eccessiva rilassatezza stava concedendo a Jefferson di ricucire il grande strappo
Quando l’avversario non si dimostra all’altezza, difficile trovare
il confine tra meriti e demeriti, resta presente come un macigno la
solidità di Smodis, la cui coppia con Mujezinovic sta offrendo una
nuova faccia della nostra difesa e del nostro peso in entrambe le
aree, la sua costanza di rendimento senza le sbavature alle quali ci
aveva abitutato
Senza
per forza pretendere di avere ragione, ma tempo fa scrivemmo che il
buon Matjaz doveva prima di tutto scrollarsi da dosso due brutte
scimmie che gli impedivano di incanalare
nel verso giusto l’incredibile agonismo che lo
contraddistingue
Per diverso tempo
ha sofferto di problemi fisici di ogni tipo, lo staff medico ha avuto un grosso contraccolpo ai primi test atletici, per
svariati motivi lo sloveno era una macchina da ricostruire partendo
da zero o quasi e questo ritardo nella preparazione lo ha
condizionato pesantemente dal punto di vista psicologico, lui
voleva giocare da par suo, ma non ci riusciva e
più si innervosiva, più il suo gioco ne risentiva, più faticava sul
campo, più difficile era trovare la spinta per lavorare in palestra,
un circolo vizioso dal quale pareva non poterne uscire
Poi, lentamente,
aiutato da questo dallo sprone di chi ha sempre creduto in lui, la
condizione fisica è migliorata e con essa sono arrivate le prime
partite al suo livello, con queste la serenità e come per incanto
sono sparite le scenate assurde, gli scatti d’ira immotivati e
finalmente anche il pubblico del Paladozza ha potuto godere delle
giocate di un campione vero, uno che ha bisogno solamente di limare
qualche tratto del proprio carattere per ambire ad un posto di
stella assoluto del firmamento continentale
Più che della
partita ci piace raccontare delle storie che traggono linfa da
questo momento di particolare gioia, la storia di un giovanotto di
belle speranze che non conosce la tensione, che scende sul parquet
dove alzando gli occhi al cielo vede appesi trofei a profusione
senza battere ciglio, che chiamato a sostituire campioni già
affermati, lui, 18 anni di incoscienza, non li fa rimpiangere e
risponde come meglio non poteva ai tentativi, pur flebili, di
rimonta dei padroni di casa
I
compagni lo servono, non si preoccupano, gli concedono la fiducia
assoluta e lui ripaga, uno, due, tre canestri da lontano per
sfiancare la zona,ultima risorsa di Messina, uno che lo ha visto
crescere
Una bella storia,
intrigante, da leggere anche alla luce del candore di Repesa che si
mostra meravigliato con chi gli chiede se si attendeva tanto dal
ragazzo, “ha spesso giocato diversi minuti, ha spesso avuto l’onore
del quintetto base, è sempre stato pronto, perché non lo doveva
essere pure oggi ?”
Fantastico, Jasmin
…
L’ultima storia da
raccontare, riguarda uno dei
giocatori più complessi da decifrare della storia recente, della Fortitudo e non, Carlos Delfino
L’argentino, nel
giorno dopo l’addio ufficiale di Pittis, tiene una lezione in casa
proprio dell’uomo che più di altri incarna questa tipologia di
giocatore, di come si possa dominare un
incontro tirando poco e male, ma facendo benissimo in ogni altra
parte del campo
Ha sfruttato al
meglio i taglia fuori del roccioso bosniaco per raccattare vagonate
di rimbalzi, ha messo a nudo la pochezza difensiva degli esterni di
Treviso strappando loro carambole sulla testa, ha vanificato ogni
tentativo di pressing sostituendo in cabina di regia il playmaker
del momento, senza dimenticare le tante imbeccate
per i taglianti
Non è facile
capire cosa passi per la testa di Carlos, che non possegga mani
educate è risaputo, ma a volte diventa infallibile, in difesa può
mettere la museruola ad una guardia scattante come ad una ala
possente, ma a volte si perde in un mondo tutto suo …
Oramai lo abbiamo
imparato a conoscere e ad apprezzare, non è stato facile, ma mai
come adesso si aprirebbe un buco a causa della
sua probabile partenza, dopo averlo inizialmente
bacchettato, forse anche troppo severamente, ora vorremmo davvero
che ci concedesse l’onore di disputare ancora una stagione
indossando per una ultima volta la nostra maglia
Cosa dicono le
cifre :
Se uno legge le
statistiche oggi resterebbe molto perplesso, difficile comprendere
come una partita senza storia sia finita con la squadra sconfitta
che ottiene una valutazione superiore, ma è l’ennesima dimostrazione
che le statistiche sono fondamentali, ma che per fortuna nel basket
serve altro che solitamente non finisce nello score e che certi
giudizi basati eccessivamente sui numeri sono affrettati e poco
corretti
Lo stesso
indichiamo il dato chiave, il +15, 42-27, alla voce rimbalzi, tanti
palloni conquistati soprattutto nell’area d’attacco dalla Skipper,
tanti secondi tiri che hanno bloccato sul nascere qualsiasi
tentativo di riemergere dei colori uniti
Up & Down :
Come sopra, se
anche il nostro allenatore, restio come pochi a sottolineare le
prove individuali (quando queste sono positive, altrimenti la
reprimenda parte immediata), decide di sua iniziativa di elogiare
pubblicamente la performance di Delfino, vuole proprio dire
che abbiamo assistito a qualcosa di sublime e se per Milos resta il
dubbio delle cattive condizioni dei suoi avversari diretti, Carlos
ha allegramente volato sopra la testa di tutti, nessuno escluso
Idem come per
Gara1, al lato oscuro della luna ci pensiamo poi … |