IL COMMENTO DELLA PARTITA


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/05/04 -  TIM Cup  :   Benetton Treviso VS FORTITUDO 77-84

 

Da non crederci …

Forse dobbiamo il nostro scetticismo ad anni di delusioni cocenti, ma nonostante certi segnali provenienti da Gara1 potevano ritenersi premonitori, noi non avremmo mai creduto di vedere Smodis in lunetta, a Villorba, a 4 minuti dal termine, per l’eventuale +22 e probabilmente nemmeno lui stesso, tanto che da quei due liberi sbagliati si è aperta una fase di garbage time senza arte ne parte, buona solo per festeggiare l’ennesima tripla di Vujanic a suggello di una prestazione enorme e per mantenere lo scarto in un intervallo esagerato

Adesso si apre il momento più delicato, la logica sta con chi vede Treviso groggy e pronta alla resa incondizionata, la pratica, o meglio la nostra memoria storica, ci ricorda invece che sono proprio questi momenti di illusoria felicità a creare grattacapi, una loro gestione troppo superficiale potrebbe essere deleteria al massimo, sabato sera si deve entrare in campo per ucciderli, sportivamente parlando, senza remore, cattivi come mai prima, è il nostro dovere, praticamente un obbligo

Lo svolgimento di Gara2 è stato del tutto differente, ma con alcune costanti decisive, la grande difesa su di un Edney lontano parente del dominatore incontrastato degli ultimi due scudetti e la grande coscienza dei propri mezzi di ognuno dei nostri ragazzi, immortalata nei due slalom di fine quarto di Basile, due canestri trovati in un amen, a piegare in modo irrecuperabile Treviso

Stavolta l’uomo delle partita è Vujanic, ormai conclamato enigma irrisolto dei campioni in carica, bordate nel primo quarto, quello del primo allungo e bordate ad inizio ultimo quarto per squarciare definitivamente la partita, fino al canestro della sicurezza nel momento in cui l’eccessiva rilassatezza stava concedendo a Jefferson di ricucire il grande strappo
 

Quando l’avversario non si dimostra all’altezza, difficile trovare il confine tra meriti e demeriti, resta presente come un macigno la solidità di Smodis, la cui coppia con Mujezinovic sta offrendo una nuova faccia della nostra difesa e del nostro peso in entrambe le aree, la sua costanza di rendimento senza le sbavature alle quali ci aveva abitutato

Senza per forza pretendere di avere ragione, ma tempo fa scrivemmo che il buon Matjaz doveva prima di tutto scrollarsi da dosso due brutte scimmie che gli impedivano di incanalare nel verso giusto l’incredibile agonismo che lo contraddistingue

Per diverso tempo ha sofferto di problemi fisici di ogni tipo, lo staff medico ha avuto un grosso contraccolpo ai primi test atletici, per svariati motivi lo sloveno era una macchina da ricostruire partendo da zero o quasi e questo ritardo nella preparazione lo ha condizionato pesantemente dal punto di vista psicologico, lui voleva giocare da par suo, ma non ci riusciva e più si innervosiva, più il suo gioco ne risentiva, più faticava sul campo, più difficile era trovare la spinta per lavorare in palestra, un circolo vizioso dal quale pareva non poterne uscire

Poi, lentamente, aiutato da questo dallo sprone di chi ha sempre creduto in lui, la condizione fisica è migliorata e con essa sono arrivate le prime partite al suo livello, con queste la serenità e come per incanto sono sparite le scenate assurde, gli scatti d’ira immotivati e finalmente anche il pubblico del Paladozza ha potuto godere delle giocate di un campione vero, uno che ha bisogno solamente di limare qualche tratto del proprio carattere per ambire ad un posto di stella assoluto del firmamento continentale

Più che della partita ci piace raccontare delle storie che traggono linfa da questo momento di particolare gioia, la storia di un giovanotto di belle speranze che non conosce la tensione, che scende sul parquet dove alzando gli occhi al cielo vede appesi trofei a profusione senza battere ciglio, che chiamato a sostituire campioni già affermati, lui, 18 anni di incoscienza, non li fa rimpiangere e risponde come meglio non poteva ai tentativi, pur flebili, di rimonta dei padroni di casa

I compagni lo servono, non si preoccupano, gli concedono la fiducia assoluta e lui ripaga, uno, due, tre canestri da lontano per sfiancare la zona,ultima risorsa di Messina, uno che lo ha visto crescere

Una bella storia, intrigante, da leggere anche alla luce del candore di Repesa che si mostra meravigliato con chi gli chiede se si attendeva tanto dal ragazzo, “ha spesso giocato diversi minuti, ha spesso avuto l’onore del quintetto base, è sempre stato pronto, perché non lo doveva essere pure oggi ?”

Fantastico, Jasmin …

L’ultima storia da raccontare, riguarda uno dei giocatori più complessi da decifrare della storia recente, della Fortitudo e non, Carlos Delfino

L’argentino, nel giorno dopo l’addio ufficiale di Pittis, tiene una lezione in casa proprio dell’uomo che più di altri incarna questa tipologia di giocatore, di come si possa dominare un incontro tirando poco e male, ma facendo benissimo in ogni altra parte del campo

Ha sfruttato al meglio i taglia fuori del roccioso bosniaco per raccattare vagonate di rimbalzi, ha messo a nudo la pochezza difensiva degli esterni di Treviso strappando loro carambole sulla testa, ha vanificato ogni tentativo di pressing sostituendo in cabina di regia il playmaker del momento, senza dimenticare le tante imbeccate per i taglianti

Non è facile capire cosa passi per la testa di Carlos, che non possegga mani educate è risaputo, ma a volte diventa infallibile, in difesa può mettere la museruola ad una guardia scattante come ad una ala possente, ma a volte si perde in un mondo tutto suo …

Oramai lo abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare, non è stato facile, ma mai come adesso si aprirebbe un buco a causa della sua probabile partenza, dopo averlo inizialmente bacchettato, forse anche troppo severamente, ora vorremmo davvero che ci concedesse l’onore di disputare ancora una stagione indossando per una ultima volta la nostra maglia

Cosa dicono le cifre :

Se uno legge le statistiche oggi resterebbe molto perplesso, difficile comprendere come una partita senza storia sia finita con la squadra sconfitta che ottiene una valutazione superiore, ma è l’ennesima dimostrazione che le statistiche sono fondamentali, ma che per fortuna nel basket serve altro che solitamente non finisce nello score e che certi giudizi basati eccessivamente sui numeri sono affrettati e poco corretti

Lo stesso indichiamo il dato chiave, il +15, 42-27, alla voce rimbalzi, tanti palloni conquistati soprattutto nell’area d’attacco dalla Skipper, tanti secondi tiri che hanno bloccato sul nascere qualsiasi tentativo di riemergere dei colori uniti

Up & Down :

Come sopra, se anche il nostro allenatore, restio come pochi a sottolineare le prove individuali (quando queste sono positive, altrimenti la reprimenda parte immediata), decide di sua iniziativa di elogiare pubblicamente la performance di Delfino, vuole proprio dire che abbiamo assistito a qualcosa di sublime e se per Milos resta il dubbio delle cattive condizioni dei suoi avversari diretti, Carlos ha allegramente volato sopra la testa di tutti, nessuno escluso

Idem come per Gara1, al lato oscuro della luna ci pensiamo poi …

 
 

© Quelli che... la Fortitudo

 

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