La stagione si è conclusa come al solito, una sequenza infinita di
secondi posti che fa sorridere, dopo una serie finale senza storia
inutile da commentare e probabilmente ripetitiva nei temi che ha
proposto.
Chiudiamo allora questa nostra prima esperienza con un piccolo
commento a consuntivo sulle gesta dei singoli, in rigoroso ordine di maglia.
Signore e signori, entra in campo la Fortitudo Skipper Bologna
:
Col numero 4, Hanno Mottola :
Per quanto ci riguarda la delusione maggiore, nella presentazione
avevamo sollevato diversi dubbi, purtroppo venuti a galla come peggio non
si poteva nella parte conclusiva della stagione.
Un carattere particolare, ermetico, ha offerto segnali di risveglio
(e una cattiveria agonistica di primo livello, durata però un
istante) al rientro dopo l'infortunio alla mano, ma le sue amnesie
difensive, la sua difficoltà nel rendere al meglio nelle battaglie
al calor bianco lo hanno lentamente allontanato dal quintetto di
partenza e fatto innervosire anche il più paziente dei tifosi.
Persona che non merita un addio irriverente, ma che non lascerà
tracce memorabili nel cuore degli appassionati
Col numero 5, Gianluca Basile :
Il Capitano ci ha regalato la sua migliore stagione in maglia
Fortitudo, sollevato da incarichi di regia che non ha mai digerito
fino in fondo, forse vittima di un equivoco legato alla presenza di
atleti considerati allora più rappresentativi, ha mostrato le sue
indubbie qualità di tiratore, una guardia di livello assoluto, un
giocatore dotato di killer instinct come pochi nella nostra storia
recente.
La conquista della agognata Final4 di Eurolega è tutta sua, il tiro ignorante
che ha sancito la vittoria interna con l'Efes merita un posto
speciale nel nostro personalissimo album dei ricordi e non sarà
certo il passaggio a vuoto nella serie contro Siena a farci cambiare
idea.
Non ha la forza per reggere il peso del nostro attacco per tutto
l'arco della stagione, occorre trovare una alternativa valida, ma
qualunque risultato andremo ad ottenere, avrà il suo marchio ben
stampigliato sopra.
Col numero 6, Stefano Mancinelli :
Il tempo è dalla sua parte, il talento pure, l'etica lavorativa da
saggiare, ma stiamo arrivando al bivio, il ragazzo è pronto per il
salto di qualità, il prossimo campionato lo vedrà impegnato nel
tentativo di strappare minuti a chiunque giostri sulle sue
mattonelle e starà a lui essere o meno convincente nel
consigliare a Repesa il da farsi.
Il tiro non ne vuole sapere di entrare con regolarità, l'obiettivo
primario non completamente raggiunto anche se qualche miglioramento
si è intravisto, mentre la capacità di tenere il campo da un punto
di vista atletico ha raggiunto picchi straordinari.
Chi vivrà, vedrà ...
Col numero 7, Marco Belinelli
Diverse similitudini con giovane compagno, ma i 3 anni che lo
distanziano da Stefano si notano, fisicamente ancora non pronto per
reggere senza danni gli urti degli avversari, ma in assoluto il
miglior prospetto in giro dalle nostre parti.
Tiratore micidiale, atleta in crescita, dotato di stacco da terra
fulminante, dovrebbe giocare di più, ritagliarsi uno spazio maggiore
per acquisire quella malizia, quella esperienza di cui difetta.
Non è detto che la stagione prossima debba per forza essere quella
della consacrazione definitiva, ma anche per lui le occasioni da
sfruttare saranno sicuramente tante ed importanti
Col numero 8, Matjaz Smodis :
Lui e Vujanic sono stati i due acquisti più importanti, quelli
attorno ai quali è stata costruita la squadra ed impostato, almeno
sulla carta, una filosofia di gioco. Da verificare a bocce ferme
quanto questo progetto abbia avuto una sua ragione.
Se volessimo essere sinceri ci aspettavamo qualcosa in più, ma è
stato complesso recuperare da una condizione fisica approssimativa e
probabilmente ancora di più entrare nell'ottica del giocatore
chiave, quello a cui deve arrivare la palla per sbrogliare le
situazioni complesse, anni di dorato gregariato sono duri da
smaltire.
Nonostante tutto la sua grinta ci ha trascinato su quasi tutti i
campi europei, le sue mani fatate hanno segnato canestri
importanti e nel finale di stagione ci ha fatto intravedere di aver intrapreso la strada
migliore per guarire da certi atteggiamenti autolesionisti.
Qui lo diciamo e qui lo neghiamo, ma in un angolino del nostro cuore
abbiamo l'impressione che questo ragazzone rappresenterà il valore
aggiunto dell'annata che ci attende.
Col numero 9, Robert Fultz :
Difficile esprimere un parere sul ragazzo,
sicuramente parlano molto di più le cifre ottenute a Roseto dove ha
potuto esprimere quel potenziale che nessuno ha mai disconosciuto e
che a Bologna non poteva esprimere.
Quasi impossibile ipotizzare un suo ritorno a breve, ma il suo
contratto lo lega ancora per parecchio tempo alle nostre sorti e
allora, chissà ...
Col numero 9, Haris Mujezinovic :
Arrivato tardi, per coprire il buco aperto dall'assenza prolungata
di Tomas, non ha demeritato, gli è stato chiesto un certo tipo di
contributo e lui si è fatto trovare pronto, quasi dominante contro
Treviso,
affonda con tutta la ciurma contro Siena.
Onesto lavoratore del parquet, definizione tipica per i giocatori
rocciosi che fanno della volontà e dell'impegno il loro credo,
purtroppo dotato di mani spigolose e di pochi centimetri.
Nel poco tempo trascorso a Bologna è riuscito a farsi volere bene,
lo attendiamo con piacere da avversario.
Col numero 12, Gianmarco Pozzecco :
Gran parte della tifoseria lo ha sempre sostenuto, noi non ci
vergogniamo ad ammettere che siamo sempre stati scettici nei suoi
confronti, troppo indisciplinato, poco ragionatore, il tutto nel
corpo di un normolineo che per forza di cosa subisce di tutto e di
più sul piano difensivo.
Alla fine però l'ha spuntata lui, a tratti dominante, brillante come
mai lo scorso anno e a suo agio nelle trame tracciate dal coach,
bravo a farsi trovare pronto ogni volta e a reagire subito dopo ad un
primo passo falso.
La sua assenza in finale resta, con quella di Guyton, il grande
rammarico della Skipper 2004, già in precedenza aveva dimostrato di
poter fare breccia nella difesa senese, metterli in ambasce, ma un
frettoloso rientro ha pregiudicato il rush finale e siamo molto
contenti di potergli offrire una nuova occasione.
Col numero 13, Milos Vujanic :
Chi scrive ha vissuto emozioni discordanti, accecati forse dal
troppo amore abbiamo concesso al serbo ogni scusante, anche quando
non era forse il momento di essere troppo teneri, purtroppo al cuore
non si comanda e non ce la sentiamo di addossare la croce, come in
tanti hanno fatto, sul repentino calo nelle sue prestazioni.
Dopo un avvio eccellente in effetti non ha concretizzato il
talento di cui dispone, altalenante nel tiro dalla distanza, a volte
timido, a volte eccessivamente intraprendente, una macchina perfetta
contro la Benetton, un timido passerotto contro Siena, impalpabile a
Tel Aviv.
Troppe pause per l'uomo che doveva guidare la squadra, una
personalità che non è mai riuscita ad imporsi, una leadership di cui
tanto si parlava, ma che mai si è proposta per quella che si
aspettava.
Come per Smodis le aspettative erano importanti, magari eccessive e
probabilmente sono state in parte disattese, forse più dal serbo che
dallo sloveno.
Le attenuanti però restano una moltitudine e come per nessun altro
siamo curiosi di capire come potrà essere la seconda stagione, in
fondo parliamo sempre di
colui che è stato il miglior marcatore della stagione.
Col numero 14, Tomas Van Den Spiegel :
Complesso giudicare il rendimento di Tomas, ad inizio stagione
pareva il centro dominante a cui si dava la caccia da anni, poi,
infortunio dopo infortunio, è rimasto una grande incompiuta, un
lungo con una velocità di base incredibile, un discreto tempismo nel
farsi trovare pronto, vuoi per una stoppata, vuoi per una
schiacciata, ma anche privo di un movimento sicuro con la palla in
mano e del tutto inconsistente nella fase difensiva.
Dispiace se ne sia andato, le cifre che Roma ha messo sul piatto
della bilancia sono onestamente impareggiabili, il ragazzo si è
dimostrato una persona squisita, con una intelligenza di gran lunga
superiore alla media dei suoi colleghi, immaginiamo sia lui il primo
a capire che sarebbe stato corretto stravolgere una filosofia,
quella del calo degli stipendi, che sta dando i suoi primi frutti.
Anche lui assente quando serviva e come capita nel nostro sport gli
assenti non hanno mai colpe, però a noi è sembrato che abbia mollato
troppo presto, come se avesse capito che questo capitolo della sua
vita stava terminando.
Alla prossima, non mancherà l'occasione ...
Col numero 15, Erazem Lorbek
Noi crediamo nel talento sloveno, ma il suo è un ruolo delicato e
probabilmente 20 anni sono pochi per giocare con continuità in una
squadra di vertice come la nostra.
Atleta discreto, più dotato di talento che di cattiveria agonistica,
doti che lo allontano ancora un pizzico dalle aree colorate,
attualmente ancora un ibrido tra il 4 moderno e il classico centro,
ma alla fine dei conti un luminoso futuro.
Pensiamo sia difficile ci possa dare una mano, seriamente, già in
questa stagione, però le indicazioni dello staff tecnico non
escludono una riconferma che potrebbe anche risultare una buona
idea, gli squadroni che dovranno vincere per forza sono altri e
allora dare fiducia ai giovani potrebbe essere la mossa giusta.
Col numero 18, A.J. Guyton
Quasi incredibile, arriva la post season e A.J. cambia pelle e si
trasforma da timido anatroccolo a scorer devastante, ancora una
volta ingrana la marcia giusta al momento giusto, ma stavolta la
sfortuna si accanisce in modo subdolo, 5 triple insaccate in fila
nel canestro trevigiano,
una sicurezza disarmante che non fa i conti con un piede appoggiato
male ...
Salta la caviglia e con essa gran parte delle speranze di
battagliare ad armi pari con Siena, un vero peccato non aver potuto
disporre degli uomini più in forma del momento.
La stagione di A.J. resta lo stesso particolare, ai margini per
svariate settimane, l'idea che stia solo facendo ombra a Belinelli,
poi l'incredibile escalation che si concluderà con l'infortunio.
Non sarà riconfermato, ma noi crediamo che abbia ancora molto da
dire nel vecchio continente.
Col numero 19, Patricio Prato
E' stato un grande esempio di professionalità, non ha mai fatto
mancare impegno ed abnegazione, doti non comuni che hanno permesso
all'argentino con passaporto italiano di uscire a testa alta ogni
volta che è stato chiamato in causa, alla faccia di mezzi atletici e
tecnici solo sufficienti.
Il suo ruolo dovrebbe essere ricoperto da un ragazzo appena uscito
dalle giovanili e pensiamo che sia pure giusto, il ruolo del
dodicesimo è spesso ingrato, a 25 anni è meglio trovare maggiori
spazi.
Col numero 20, Carlos Delfino
Indolente, la prima definizione che viene in mente guardandolo, poi
lo vedi devastare il campo dopo l'ennesimo rimbalzo, caricarsi la
squadra sulle spalle a Tel Aviv, contro Siena, pensi al suo impatto
difensivo in tante partite di cartello e capisci che hai perso un
giocatore difficilmente sostituibile.
Ruolo indefinito, in due anni lo abbiamo visto marcare sia Edney che
Tusek, gli abbiamo visto segnare 6 canestri da fuori senza errori e
mancare valanghe di appoggi apparentemente facili, dominare partite
senza segnare o quasi e scendere in campo quasi per farci un
piacere, un talento tutto da vedere, nella Lega più stramba del
mondo.
Ci lascia aprendo una voragine nel ruolo di ala piccola ed invece
riempiendo le casse della società, che dovrà prendere una strada ben
precisa e giocarsi le sue carte al meglio, da questo ruolo
passeranno le fortune prossime.
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